giovedì 15 luglio 2010

Elsker Dig For Evigt (Open Hearts)

Film danese del 2002 diretto da Susanne Bier.
Una giovane coppia in procinto di sposarsi viene messa a dura prova da un incidente stradale in seguito al quale Niels rimane completamente paralizzato. Cecilie entra in crisi ed inizia una relazione con il marito della donna che ha causato l'incidente. 
Il film aderisce al manifesto Dogma95 sfruttando al massimo le caratteristiche di realismo che il modello impone. Viene sviluppata una storia sul dolore causato da un evento casuale che cambia la vita a tutti coloro che nella vicenda sono coinvolti.
L'autrice coinvolge lo spettatore creando dei personaggi credibili e ricchi di umanità,  riuscendo a tenersi alla larga da facili derive melodrammatiche grazie ad una regia semi-documentaristica assai equilibrata  e grazie alla eccellente interpretazione degli attori.

mercoledì 14 luglio 2010

De Ofrivilliga (Involuntary)

Film del 2008 diretto dal regista svedese Ruben Ostlund.
Il film ci offre cinque storie separate tra di loro. Durante un viaggio, un autista scopre che il suo autobus è stato lievemente danneggiato da uno dei passeggeri e decide di non ripartire fino a quando il colpevole non avrà ammesso la propria colpa.
In una serata tra amici a base di alcool, uno scherzo di cattivo gusto pare trasformarsi in un tentativo di molestia omosessuale. 
Due ragazzine passano la notte fuori con degli amici finendo per ubriacarsi fino alla perdita di coscienza ed esponendosi così a rischi ben più gravi.
Un uomo organizza una festa  per il proprio compleanno, venendo poi colpito accidentalmente da uno dei fuochi artificiali e passando il resto della serata cercando di convincere moglie ed ospiti che tutto é sotto controllo.
Una giovane educatrice coinvolge la propria classe in un esperimento sul pericolo dell'omologazione di massa. Dopo aver assistito ad un episodio di violenza di un insegnante su un alunno, si scontra con i colleghi rifiutandosi di giustificare l'accaduto.

Ognuna di queste vicende é strutturata in modo tale da evidenziare la diversa percezione che ciascuno di noi elabora in base al comportamento umano cui assiste.
Ostlund non crea una linea narrativa vera e propria ma affida allo spettatore il compito di mettere ordine nella apparente casualità degli eventi. E' un film estremamente originale e coraggioso. Stilisticamente l'autore decide di usare inquadrature fisse di lunga durata che spesso non mostrano l'azione principale al centro del quadro filmico, scegliendo invece di dare spazio ad elementi che, in una situazione di normalità cinematografica, sarebbero fuori campo. La scelta controcorrente del regista può apparire scriteriata e punitiva, in realtà spinge il pubblico ad una riflessione approfondita sull'azione coercitiva del montaggio tradizionale.

lunedì 12 luglio 2010

Import Export

Film del 2007 diretto dall'austriaco Ulrich Seidl.
Due vicende parallele. Olga è una ragazza madre che vive in Ucraina, lavora ma i soldi non sono mai abbastanza. Decide di emigrare in Austria alla ricerca di una vita migliore finendo per lavorare come inserviente in una casa di riposo. Nella seconda storia si racconta la vita di Pauli, austriaco di Vienna, che non trovando una propria dimensione ed avendo gravi problemi economici finisce con il lavorare assieme al patrigno trasportando vecchi videogiochi da bar nell'est europeo fino in Ucraina. Alla fine sceglierà di rimanere in quel paese.
Il film è straordinario e di una durezza assoluta. Le vite disastrate dei due protagonisti scorrono parallelamente senza mai incontrarsi, in un percorso inverso di emigrazione/immigrazione che serve all'autore per mostrare l'orribile volto della miseria cui l'uomo costringe l'uomo. Una miseria certamente economica ma anche, e soprattutto, esistenziale. Seidl mostra luoghi e persone per cui la speranza semplicemente non può esistere. L'opera impressiona per la pressoché totale assenza di prospettiva, non per niente il film si chiude su una delle anziane pazienti ricoverate che ripete la parola "morte", come in una sorta di loop apocalittico. Un mondo quello dipinto dal regista in cui l'inverno sembra non finire mai. Non c'è mai un raggio di sole e le frequentissime inquadrature frontali e grandangolari finiscono per schiacciare sullo sfondo i protagonisti, annullandone ogni dignità. Sembra uscita dalla penna di Robet Walser la sequenza nell'hotel ucraino in cui la giovane prostituta si intrattiene con Pauli ed il patrigno. Una messa in scena di rara efficacia, in cui i sorrisi stampati sui volti dei personaggi creano uno straniamento surreale sotto la cui patina si nasconde il vero abominio.

sabato 10 luglio 2010

Basilicata Coast To Coast

Film del 2009. Esordio alla regia di Rocco Papaleo.
Quattro musicisti vengono selezionati per partecipare ad un festival musicale. Decidono di andarvi a piedi, attraversando la Basilicata da costa a costa accompagnati da una giornalista. E' una commedia, ma é anche, soprattutto, un vero road movie in tono minore. Il viaggio cambierà la vita a tutti i protagonisti, che avranno la possibilità di rivedere sè stessi più da vicino, come sotto una lente di ingrandimento, perdendosi per le piccole stradine "tutte uguali" per poi ritrovarsi senza alcun rimpianto. Papaleo fa un bel film, disegna una traiettoria al contrario, il viaggio é a piedi, lento, c'é forte il desiderio di vivere la propria terra, con le sue tradizioni ma anche con le contaminazioni "positive". Il viaggio viene filmato con una videocamera che nello svolgimento del film va via via scomparendo, non serve più, e la Basilicata più rurale si sposa benissimo con la bella ed efficace colonna sonora, che ci accompagna a ritmo di jazz, blues e bossa nova. E' un film estremamente onesto e privato, se vogliamo. Un film che funziona molto bene, e che nella sua coerenza di ricerca di radici e di modernità fa passare inosservate alcune imprecisioni o piccole forzature presenti nel film.

giovedì 8 luglio 2010

The Misfortunates (De Helaasheid Der Dingen)

Film del 2009 diretto dal regista belga Felix Van Groeningen e premiato alla Quinzaine. Uno scrittore racconta la propria infanzia vissuta in casa della nonna con il padre ed i tre zii. Gli uomini della famiglia Strobbe sono tutti alcolizzati ed inclini alla rissa e il ricordo del protagonista scorre tra bevute colossali, momenti di violenza domestica e situazioni cariche di un umorismo certamente becero ma genuino. L'autore mescola brillantemente commedia e tragedia, mostrando una quotidianità del disagio lontana dagli stereotipi cui il cinema, specialmente quello americano, ci ha abituato. L'atmosfera é, per certi versi, riconducibile a un certo cinema realistico inglese, così ricco di argomenti simili, senza però quell'afflato collettivistico che permette di raccontare un'epoca o la vita di un'intera classe sociale. Van Groneningen fa un film molto "stretto" sui protagonisti, gestendo lo spazio in modo da creare nello spettatore un turbamento claustrofobico che, in sostanza, ricalca quello del giovane protagonista. L'autore propone un film molto sincero in cui, alla fine, non si riesce proprio a disprezzare quei personaggi certamente negativi ma anche così umani.

mercoledì 7 luglio 2010

A Ma Soeur!

Film francese del 2001 diretto da Catherine Breillat.
E' la vicenda di due sorelle: Elena 15 anni molto bella, e Anais 13 anni sovrappeso e complessata.Durante una vacanza, Elena perde la verginità con uno studente italiano. Anais assiste in silenzio agli incontri sessuali della sorella con un misto di invidia e frustrazione. La situazione si complica sempre più fino allo choc finale.
Breillat, come sempre, conduce lo spettatore in un microcosmo di sesso esplicito e voyeurismo. In questo caso la regista racconta le drammatiche vicissitudini che portano la protagonista, Anais, a confrontarsi con il passaggio all'età adulta. L'evoluzione avviene attraverso la forzata conoscenza di sé cui è costretta a seguito del comportamente della sorella, e tramite il loro rapporto di odio/amore. Il finale, fortemente simbolico e controverso é teatro di una violenza solo apparentemente fuori luogo. In seguito alla deturpante iniziazione, Anais decide il tipo di donna che vorrà essere: non subirà passivamente la propria femminilità. La provocazione é durissima, al limite dell'offensivo.

martedì 6 luglio 2010

Tatarak

Pellicola polacca del 2009 diretta da Andrzej Wajda. Un film che si svolge su tre livelli narrativi. Marta è la moglie di un anziano dottore che lavora in un piccolo paese della Polonia degli anni 60. I due figli della coppia sono stati uccisi durante la guerra. La donna cerca di ritrovare le sensazioni della propria giovinezza negli incontri con un giovane conosciuto per caso. Wajda decide di mostrare anche la realizzazione del film in questione alternando il racconto vero e proprio a sequenze di ripresa. Il tutto è inframmezzato da alcune lunghe inquadrature con macchina fissa sull'attrice che interpreta Marta, Krystyna Janda, che in penombra in una stanza recita un lungo ed intenso monologo in cui racconta gli ultimi terribili giorni di vita del marito, il direttore della fotografia Edward Klosinski, morto di cancro.
La scelta metacinematografica dell'autore si rivela perfetta nel consentire di valutare in profondità il rapporto tra morte e cinema. L'ambiguità tra realtà e finzione crea un cortocircuito emotivo che riduce sensibilmente la distanza tra autore e spettatore, consentendo a Wajda di raccontare il dolore e l'attesa della morte con notevole efficacia.

lunedì 5 luglio 2010

Marilena De La P7

Mediometraggio del regista rumeno Cristian Nemescu girato nel 2006. Poche settimane dopo la fine delle riprese il giovane autore (classe'79) rimase drammaticamente ucciso in un incidente d'auto.
Bastano 45 minuti a Nemescu per raccontare con grande efficacia il degrado della periferia di Bucarest e le difficoltà quotidiane dei suoi abitanti. Il film narra i timori e l'incoscienza, tipici della prima adolescenza, del tredicenne Andrei e la sua infatuazione per la prostituta Marilena, fragile personaggio quasi pasoliniano alla disperata ricerca di un contatto umano e sincero che le è sempre stato negato. Il regista è abile nel conferire al quartiere dove si svolge la vicenda una dignità da protagonista vero e proprio, che vive e soffre la mancanza di prospettiva esattamente come chi vi abita. Lo stile documentaristico con macchina a mano e l'utilizzo di location rigorosamente reali aumentano nello spettatore la percezione di quell'angoscia silenziosa su cui si regge il film. Il gesto eclatante compiuto da Andrei per conquistare la ragazza, gesto di ribellione e di speranza per un futuro che non sia già scritto, paradossalmente non fa altro che certificare la disperazione senza via d'uscita cui sono costretti gli abitanti che popolano quei quartieri difficili.
Un film intenso e crudo che rappresenta la vitalità del cinema d'autore rumeno di questi anni.

domenica 4 luglio 2010

The Taste Of Tea (Cha No Aji)

Film giapponese del 2004 diretto da Katsuhito Ishii. Una storia familiare raccontata in maniera surreale e a tratti pirotecnica, in perfetto equilibrio tra il grottesco e il quotidiano. Tra timidi adolescenti innamorati, treni volanti, disegnatori di manga e fantasmi giganti, si mostra come l'intero universo possa trovare compiutezza nella capriola finalmente riuscita di una bambina. La grazia infinita con cui l'autore racconta l'umanità dei suoi personaggi a tratti lascia senza fiato. Ishii trova una perfetta contestualizzazione del suo racconto/puzzle nella verde campagna giapponese ed in una narrazione dai meravigliosi tempi dilatati che qualcosa ad Ozu la deve di sicuro.
Bellissima la sequenza nel finale in cui, sfogliando alcuni album di disegni e palesando così l'artificio cinematografico, si suggerisce come la magia del cinema forse nasca proprio dalla sua semplicità.

sabato 3 luglio 2010

Red Road

Film inglese del 2006. Primo lungometraggio della bravissima regista inglese Andrea Arnold. Nasce da un'idea di trilogia promossa da Lars Von Trier e Lone Scherfig: tre film ambientati in Scozia, con gli stessi personaggi e protagonisti, diretti da esordienti. E' un film tipicamente inglese che parla di vendetta. Vendetta raccontata da un punto di vista molto umano e che pochissimo concede allo stereotipo cinematografico sull'argomento. Niente azione, solo due personaggi slegati dalla vita che interagiscono tra loro in modo assai inusuale. Lo spettatore è lasciato all'oscuro dell'antefatto causale per buona parte del film, la cui durezza esplode in una scena carnale girata ed interpretata con coraggio e consapevolezza. Le panoramiche larghissime su una Glasgow sofferente conferiscono ulteriore drammaticità alle ricorrenti, impietose, inquadrature strette sui volti dei protagonisti.

venerdì 2 luglio 2010

Il Pianeta Azzurro

Una pellicola di Franco Piavoli del 1982. Tarkovskji spese parole di ammirazione per questo film poetico/contemplativo in cui l'esistenza viene scandita non dall'attività dell'uomo ma dal ritmo ciclico della natura. L'acqua come origine della vita, sia quella istintiva di insetti e bovini, sia quella civile/rurale dell'uomo. Tutti gli esseri viventi sono contemporaneamente protagonisti e spettatori dell'esistenza. Uso massiccio di focali lunghe o addirittura di macro. Come anche i film successivi, girato in solitario dall'autore con l'assistenza della moglie Neria.

giovedì 1 luglio 2010

Le Quattro Volte

Un film di Michelangelo Frammartino del 2009, premiato ala Quinzaine di Cannes nel 2010. Devo essere sincero, prima di entrare in sala avevo un certo timore nel dover confrontare questo film con la pellicola precedente del regista ("Il dono" ), difficile immaginare di poter asssistere a qualcosa che mi potesse piacere di più. Ecco fatto!
Il film è bellissimo, con momenti di purezza cinematografica straordinari, indelebili. Questo nuovo film é una specie di continuazione sulla strada del vecchio. Si parte da una situazine simile e poi l'autore allarga lo sguardo attraverso un registro più documentaristico ed essenziale che riesce, tra le altre cose, anche a contestualizzare al massimo la parte narrativa. Per riprendere poi il racconto nel finale, finale che si porta via quel pezzo di anima che si è spostato da una "volta" all'altra. Una bellissima chiusura che apre a tutto, l'opera viene consegnata definitivamente allo spettatore. Un film in cui c'é un pò di Bartas, un pò di Piavoli, un qualcosa di Straub. Un film che a tratti diverte, commuove e che soprattutto mi ricorda, una volta di più, quello che il cinema può e deve fare.

Aaltra

Fim franco/belga del 2004 diretto da Gustave de Kervern e Benoit Delepine (anche interpreti principali).
Road movie sui generis, politicamente scorrettissimo, esilarante e di rara intelligenza.
Strepitoso il cameo finale di un Kaurismaki più cialtrone che mai.